19 dicembre 2007

NESSUNO TOCCHI CAINO



Una voce poco fa ha definito la giustizia come "legge applicata per vendetta" e se è quella del popolo è di Dio ed io la fischio dal loggione come stecca, perché di 'sto tenore non si può contrabbandare per parola del Signore. Punto. M'iro e faccio fuoco e fiamme se mi guardo in giro : togliere il respiro a un uomo chiuso in una cella è solamente un assassinio che cela il suo mandante nel diritto e complica il delitto circondandosi di complici che ammaccano il grilletto stando zitti, cui garantisce un alibi da vittime, costrette a uccidere per auto-difesa e usate come pesi sopra al piatto dell'accusa. Ma il gioco, lo conosco, è da villani, e puoi pure strofinartele per mesi, le tue mani restan sporche, come le coscienze di chi ancora ti sostiene mentre erigi forche come fossero altalene e poi ci appendi le persone, le lasci penzolare come stracci stesi al sole, le asfissi in una stanza, o gli inietti una sostanza dentro al cuore, o glielo fai scoppiare da un plotone.. La carne ai ferri è la tua vera religione e cerchi un capro nero, lo pascoli in un cimitero e poi lo immoli su un altare in remissione dei peccati, ma di lui non hai memoria, perché è solo un altro morto della storia... Tieni giù le mani da Caino : sangue chiama sangue e tu rispondi al suo richiamo, predichi giustizia e poi razzoli nel crimine, arbitro venduto che dispone della vita di un suo simile.... Le favole che ti raccontano fin da bambino ti deformano, t'illudi d'essere infallibile perché fai numero, ma non t'accorgi che la tua opinione la raccolgono soltanto quando ai vertici fa comodo. Muovono la tua coscienza sopra a una scacchiera, pedina bianca tu difendi una regina nera che divora vite umane in ogni direzione mentre tu chiudi gli occhi ed apri la bocca come il pescecane.. Bruci ossigeno vitale per me e per te dicendo cose che non stanno in piedi neanche se le impali, ripeti formule contraddittorie sempre uguali fin dai tempi di Mosé.. In più ritieni il computo di occhi, denti, mani e piedi dispari, carcere ed ergastoli non bastano, non ti soddisfano : vorresti morto ogni fottuto criminale, da additare come esempio da evitare... Ma ancora non è nato il delinquente che veda nella pena della morte un deterrente e spesso capita di fare fuori un innocente come niente, e questo me lo chiami "un incidente" ? Boia dal cappuccio trasparente vivi nell'anonimato, immune dal peccato, signore incontrastato della tua mediocrità, orfano del dubbio, testa nella sabbia : vittima della tua stessa rabbia....

Frankie Hi-nrg Mc...PERCHè SI PUO' FARE GIUSTIZIA ANCHE SENZA UCCIDERE...

11 dicembre 2007

MILANO é UN ANGELO A COLORI

A volte mi rendo conto di quanto sono fortunato a fare il mio lavoro…un lavoro “strano” a detta di molti, un “non lavoro” a detta dei più, un lavoro poco retribuito ma che ti riempie l’anima, ti arricchisce in modo sorprendente e può stravolgerti la visione della vita, della tua vita che ora senti addosso come una pesante aurea di filo spinato. Infatti in questi giornate grigie sia dal punto di vista atmosferico che personale, Milano mi ha accolto e messo alla prova. L’incontro con un bambino, l’incontro con un luogo, l’incontro con delle persone, l’incontro con dei sorrisi, comunque, nonostante tutto, nonostante la sofferenza e la paura. Milano è sempre troppo frenetica per me e con me, tutti camminano ad una velocità che è tripla rispetto alla mia, la metropolitana è un sotterraneo dove nessuno parla con nessuno, dove ognuno è perso nei suoi pensieri, tra libri, quotidiani e cuffie che amplificano le gioie ed i dolori di passeggeri che potrebbero essere lì benissimo da soli. E quando sbuchi in superficie, tu che non riesci a scrollarti di dosso i fantasmi che stanno rendendo le tue giornate crudeli, cammini con la testa bassa verso una meta, un indirizzo, un luogo sconosciuto. Milano mi ha accolto in un ospedale, un ospedale normale, con lunghi corridoi anonimi, stanze piccole e buie, un mobilio datato e macchinari che non mi sono parsi così all’avanguardia. Milano è un bambino, Milano è un angelo, Milano è uno “grande”, Milano è un “uomo”, uno dei primi che il mio lavoro mi ha fortunatamente permesso di incontrare, un bambino con il sangue avvelenato, gli affetti più intimi persi e responsabili di ciò che è lui. Milano è uno sguardo sofferente, spaventato, terribilmente debole, Milano è quello stesso sguardo che rinasce e si libera di quel peso in un sorriso immenso che ti contagia, ti travolge, ti violenta dolcemente, ti regala un’emozione fortissima e ti saluta “a colori”, facendoti rendere conto di quanto è fragile la visione della tua vita del cazzo, di fronte al gesto naturale e spontaneo di chi alla vita ci rimane attaccato con tutte le sue forze. Milano è stato dunque un incontro, con un viso ed un corpo stravolti da troppi tubi, troppi aghi, troppe ferite, troppa sofferenza, ma combattuti con onore, con orgoglio, con vigore, da chi – conciato così – ti ha chiesto in un momento di lucidità il perché dei tuoi occhi troppo rossi e troppo gonfi. “Troppo fragile”, sarebbe stata la risposta sincera che questo angelo si sarebbe meritato. Ma meglio glissare, meglio togliere lo sguardo, meglio cambiare discorso. “Troppo fragile” è la mia risposta. Milano mi ha lasciato andare dopo questo primo incontro così, terribilmente grigia e troppo pesante da sopportare. Milano è un’immagine in bianco nero. Milano mi ha accolto anche nei giorni successivi, giorni di festa, luci colorate, tanti sacchetti e pacchetti ma tu quando esci in superficie ti senti sempre più povero ed inutile. Milano però sono anche dei tubi che progressivamente scompaiono, aghi che non bucano più, ferite che si rimarginano, sofferenze che si alleviano. Milano è un angelo che ricomincia a volare. Milano è una sala giochi di un ospedale qualunque, animata da simpatici mocciosi che tra carrozzelle, stampelle, flebo e drenaggi, ti ronzano intorno lasciandoti incredulo di fronte a tutta la loro forza e vivacità. Milano è un momento in cui rimani incantato e stordito da risate, sorrisi, battute, domande, richieste, situazioni. Milano è un angelo che ti si addormenta in braccio mentre tu ridi di fronte ad un cartone animato, ma non vuoi fare troppo rumore per non svegliarlo. Milano è l’emozione di un gigantesco sorriso un po’ sdentato e di un abbraccio finale che ti permettono per un istante di darti la spinta per cercare di risalire. Milano domani sarà finalmente una casa, la sua casa, i suoi giochi, le facce amiche e le abitudini rassicuranti di tutti giorni. Milano domani tornerà ad essere a colori per un angelo. A Milano oggi c’era l’arcobaleno.

10 dicembre 2007

I CAN'T GET NO SLEEP

La nebbia penetra nelle ossa, i fantasmi ronzano nei pensieri, i bagliori squarciano il buio silenzioso, le mani nelle tasche tremano, l'aria gelida toglie il fiato, apnea, passi lenti e storti, dolore, confusione, cammino.

5 dicembre 2007

STAGNO e GHOST TRACK...


Resto fermo e nascosto

nell'apnea di un fondale

nella curva del tempo

che continua a scadere

sulla pelle ammaccata

IL MIO REGALO PER TE

non vedo più nessun male che mi possa ferire

almeno per stanotte non c'è nessun dolore

lo stagno pronto a specchiarmi

è un abisso per me

che ricambia lo sguardo

che mi parla di te

sulle nocche ammaccate

IL MIO REGALO PER TE


Visto da qui lo spazio sembra immobile

come in attesa che cada qualcosa in più

crateri che io non avevo visto mai

dove si annidano i demoni e gli angeli

oggi IO E TE siamo comete instabili

luci intrecciate che fendono oscurità

le TUE braccia io riscalderò

finchè avrò fiato

io soffierò via le TUE nuvole

tra tempeste ed eclissi

le galassie e i riflussi

tra deserti e ghiacciai

IL MIO SOLE IL MIO SOLE IL MIO SOLE SARAI

e sono qui a immaginare anche per noi

un tempo sospeso

un frammento di eternità

quanto di TE

per sempre acceso viaggerà

le curvature del tempo ci attendono

ma se adesso tu

resti con me finchè avrò fiato

soffierò via le tue nuvole

tra tempeste ed eclissi

le galassie e i riflussi

tra deserti e ghiacciai

nei crepuscoli so

che il TUO sole, il TUO sole, il TUO sole sarò...


Buon concerto...il mio regalo per te...