5 giugno 2008

DO YOU REMEMBER?

L'ultima volta in cui si erano incontrate in una finale, la metà di quelli che oggi seguono la Nba non erano neppure nati; l'altra metà invece c'era e conserva da qualche parte una maglietta con i simboli sbiaditi di Lakers e Celtics, una scelta filosofica, più che un tifo sportivo. Era l'inizio dell'estate 1987, Magic Johnson era un ragazzo di ventotto anni al suo quarto titolo «pro» e un'era si stava chiudendo: da una parte Ronald Reagan chiedeva a Gorbaciov di sbriciolare il muro di Berlino, dall'altra parte Larry Bird, Kevin McHale e compagnia chiudevano in dissolvenza un epico capitolo per una città che fino ad oggi, appunto, non era più riuscita a sorridere di basket. Vinse Los Angeles in gara 6 il decimo dei suoi 14 titoli, appena due meno dei Celtics, assieme quasi la metà del totale, per capirsi sul blasone. A partire da giovedì le due corazzate saranno di fronte per l'undicesima volta con il titolo di mezzo. Come allora, il duello è incarnato dai due leader indiscutibili: Kobe Bryant da una parte, Kevin Garnett dall'altra. E sarà la gioia suprema per David Stern, architetto di questa Nba globale e multimediale: ha una bella voglia a dire che bisogna aprirsi a nuovi mercati, che è indispensabile portare le star del basket anche in Oklahoma e in Tennessee, ma vuoi mettere i dollari che comporta una finale del genere? Il massimo dei massimi. Anche perché non c'è un solo americano che non esprima preferenza: puoi anche tifare Phoenix, ma poi sotto sotto adori (oppure odi) i Lakers. Oppure i Celtics a sentimenti invertiti. Una scelta filosofica, dicevamo. I Celtics per molti sono gli antipatici, capaci di dare sberle a Los Angeles otto volte su dieci. È la squadra di Bill Russell, ma soprattutto di Larry Bird. La città è snob, perfino fredda, a volte troppo con la gente di colore, come confessò a fine carriera Robert Parish «The Chief», che vi giocò fino a 40 anni suonati. Los Angeles è invece calore, il colore gialloviola incute rispetto da una parte, e fa sognare i quartieri neri dall'altra. Dopo una sfilza di titoli negli anni 50, Pat Riley costruì una macchina da showbusiness più che una squadra di basket: il meno appariscente era un fenomeno di nome James Worthy, per intendersi. Magic e Kareem Abdul Jabbar le stelle. Shaquille e il giovane Kobe hanno riaperto la stanza dei trofei nel 2000 per una bella tripletta, ma mai contro avversari da leggenda. Da prassi, Lakers-Celtics durerà sette partite. Jack Nicholson sarà come al solito nel parterre; e si rivivrà la tensione dei bei tempi andati. Vorresti che durasse tutta l'estate...che ricordi...e naturalmente forza Celtics!!!

5 commenti:

bar sport ha detto...

Sono pronto a tirar fuori dall'armadio la mia canotta verde numero 33...dopo 22 anni è tornato il tempo di vincere. Forza Celtics!

Distinto ha detto...

io sono per il giallo blù !!!!!

bar sport ha detto...

beh, più che blu i lakers tendono più al viola....

MANEF ha detto...

W La canotta dei Celtics che avevi da fighetto in montagna !!!

ce-rio ha detto...

due a zero per noi!!! w la canotta old school col 33 di Larry ma pure quella fresh col 5 di Kevin...