2 settembre 2008

ROYALE ROCKERS


Ci siamo finalmente: ‘Royale Rockers: the Reggae Sessions’ - nuovo album dei CASINO ROYALE - esce e sarà distribuito in esclusiva con il numero di settembre di XL Repubblica, in edicola da lunedì 1 settembre…e sì, l’attesa è stata lunga ma ora è tutto più facile…ciuff ciuff...
Sono passati vent’anni da quando i Casino Royale pubblicarono il loro primo disco, Soul Of Ska, nel 1988. Poi, dopo essersi divertiti a sorprendere il pubblico con sempre nuove sperimentazioni, alla pubblicazione del sesto disco CRX (1997) è seguita una pausa di riflessione di ben nove anni.Riappaiono solo nel 2006, con il primo album senza il vocalist Giuliano Palma, intitolato Reale, e con la sua versione dub intitolata Not In The Face. Ci riprendono gusto e questo mese, solo con XL (in edicola il primo settembre) hanno deciso di fare una cosa ultracool: un disco che raccoglie i più importanti successi del gruppo rivisitati in chiave reggae. Si chiama Royale Rockers: Reggae Session: «È un modo per far ascoltare i Casino Royale a una generazione che non ha avuto la possibilità di sentirci durante gli anni Novanta, cioè i ventenni di oggi che ai tempi erano troppo giovani, ma è anche un modo per riavvicinarci ai vecchi affezionati», spiega Alioscia, voce del gruppo. «Siamo sempre stati visti come una band che aveva investito molto sul filone elettronico e questa cosa a me dava un po’ fastidio perché siamo da sempre dei veri appassionati di reggae. Io in particolare sono un cultore del genere. Forse questa è l’occasione per tornare a presidiare un mondo che è sempre stato il nostro. All’inizio degli anni Novanta infatti lavoravo in Pergola (centro sociale di Milano, ndr) dove c’era la dance hall e dove si facevano reggae e drum and bass. Anche l’evoluzione elettronica del reggae è avvenuta in quel contesto. Ai tempi era nato un grande interesse per la cultura dei sound system e dato che una delle cose fondamentali del reggae è l’impianto con cui suoni, perché i bassi si devono sentire molto bene, i “pergolani” se ne erano costruiti uno da 10.000 watt. Andare a ballare a Bomboclat, la dance hall di Pergola, era un’esperienza fisica, memorabile». Oltre ai dieci brani recuperati dai loro vecchi dischi Dainamata, Sempre più vicini, CRX e Reale, questa raccolta contiene un inedito, un singolo già trasmesso dalle radio, del quale presto verrà fatto un video. «La traccia 11, Cosmic Sound, è rappresentativa del nostro amore per il reggae e in particolare del suo incontro, negli anni 60 e 70, con la cultura bianca, cioè col punk e coi Clash in particolare. Per l’occasione abbiamo tirato fuori del materiale che avevamo registrato con Michael Campbell, meglio conosciuto come Mikey Dread. Era un dj radiofonico degli anni 70, conduceva un programma pioneristico. È stata una figura chiave perché ha collaborato con i Clash e ha dato loro le nozioni per fare degli album veramente belli in chiave reggae. Abbiamo messo la ciliegina sulla torta, ovvero il riferimento al momento in cui ci siamo innamorati del reggae. Infatti paradossalmente siamo arrivati a questo genere attraverso il punk. Questo disco quindi è un modo per aprire delle porte sul futuro raccontando quello che è stato il nostro passato». È quello che è avvenuto anche durante l’esibizione dei Casino Royale al Rototom, il festival reggae che si tiene ogni anno a Osoppo, dove il gruppo ha avuto un grande successo. «All’inizio erano tutti un po’ sospettosi, ma quando abbiamo finito di suonare siamo stati accolti a braccia aperte. Dopo il concerto erano tutti entusiasti. Lampadread di One Love Hi Powa ha detto che saremmo adatti per andare a suonare all’edizione del Rototom che molto probabilmente si farà a Kingston a febbraio. Sarebbe fantastico», continua Alioscia con entusiasmo, «anche perché io in Giamaica per assurdo non ci sono mai stato pur essendo da sempre un appassionato dei suoni e dello stile legato al reggae anni 60, 70. I suoi protagonisti infatti, in modo molto spontaneo, hanno sempre dimostrato un’eleganza e una ricerca dell’immagine affascinanti. Siamo rimasti innamorati del periodo della 2Tone Records, quella degli Specials e dei Madness, che si rifaceva allo ska giamaicano degli anni 60 per cui mettiamo coppoline, cappellini, ecc. Siamo molto legati a quell’immaginario e nei concerti cerchiamo di riproporre anche quello. Non a caso da Paul Smith in Corso Magenta c’è il libro Rebel Music della fotografa Kate Simon, quella che ha fatto la foto del primo album dei Clash. È giusto che si trovi in un negozio di alta moda!».Il progetto Casino Royale da sempre si propone di condividere e scambiare idee. «Siamo molto contenti perché dopo aver fatto questo disco un po’ di artisti ci hanno chiesto di fare dei remix dei nostri brani: dei ragazzi che si chiamano Numa Crew e hanno un’etichetta che distribuisce dub all’estero e Macro Marco che è uno dei pochi italiani che produce vinili anche all’estero con la sua etichetta Macro Beats. L’artwork invece lo abbiamo affidato a un writer. Si chiama Luca Barcellona, in arte Bean One, ed è stato super entusiasta di collaborare con noi. Ci fa piacere che Casino Royale diventi una famiglia, il desiderio è quello di creare più condivisione possibile. E siamo orgogliosi di questo disco: credo che farà contente molte persone. Eppure non potremmo mai essere un gruppo reggae, che palle! Ci siamo divertiti con questa cosa, ma non vedo l’ora di fare il nuovo disco e di mescolare un po’ di questa esperienza con certe cose hip hop che ho sentito. Siamo sempre stati considerati dei bastardi musicali e lo saremo sempre».

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